Se non perdessi tutto questo tempo a fare delle cazzate finirei per fare delle cazzate.

Chi sei?
Dammi un indizio.
Dimmi il tuo nome.
Dimmi il tuo nome.
Dimmi il tuo nome.
Chi sei?
Ti conosco?
Eri in piazza stasera?
Ci siamo incontrati stasera?
Chi sei?
Dimmi chi sei.

Signori e signore, la stanchezza mi prende.
E qundi rispondo.
Indizi ce ne sono a bizzeffe, per forza, il luogo pubblico è pubblico, noi, a volte sbadati.
Siamo un ristretto gruppo disomogeneo che ha bisogno di cazzeggiare, che dopo aver bevuto in tutti i bar non ha voglia di tornare a casa e decide di muoversi in direzione stupida ed inutile.
La mira è il divertimento e niente di alto, niente di culturalmente rilevante, il gioco è prendere in giro la diffusa abitudine di documentere ogni cosa e diffonderla.
Di chiamare arte qualsiasi cosa non abbia nessun alto senso.
Ogni persona ha un suo profilo dove si mostra in mile pose differenti, e nessuno trova niente da dire, in un circolo sempre più grosso di amicizie tra sconosciuti, o al limite tra sconoscenti, che si aggiornano su ogni cambio d'umore, ogni banale spostamento, ogni tutto.
E che accresce l'egotismo individuale.
Si sa.
E' normale.
E' così.
Noi pure, va bene, noi pure.
Ma se il culto della personalità che è ben accetto in ogni diverso ambiente, primo tra tutti quello dell'arte, dello spettacolo, dei media, certo, mi fa pensare alla dittatura, ad un altare votivo al niente, alla normalità, con tutti i suoi codici fatti di segni e simboli conformati, il nostro non essere mi ricorda il terrorismo.
I terroristi sono persone normali, i dittatori ridicole divinità.
Tutto questo è sbagliato, è esagerato per far capire il concetto.
Capito il concetto?
Chi siamo?
Siamo quelli che fanno queste cose.
Mi sembra che tanto basti.
Il mio nome?
No,me.
Mi sembra che tanto basti, e che tanto debba bastare.
Sono solo cazzate.
Chi mai vuoi che le abbia fatte?
E che importanza ha, da 1 a 10?