Riferimento ad Action Number Three: Chi ha rubato la marmellata?



Due giorni, e non credevo sarebbe durata tanto, ha resistito l’ultima esposizione di 319, prima che un anonimo spero collezionista (di cazzate) non staccasse le opere lasciando al loro posto solo i cartellini, creando di fatto un’altra, diversa, esposizione di cui mi compiaccio.
Ora, per quelli che non lo sapessero, ovvero per quelli che non l’hanno rubati, dietro ad ogni foglio c’era un cartellino che chiedeva esplicitamente di contattarci per esibire la loro nuova e legittima ubicazione, specificando e complimentandosi dell’aver rubato non una ma una serie completa di quattro opere dal valore commerciale complessivo inesistente.
Le opere sono una rivisitazione poco creativa delle magliette di Holland che un paio di anni fa spopolavano, e la tecnica usata, approssimativa e buttata là le rendono non certo uniche nel loro genere, ma almeno degne di entrare nel magico mondo dell’arte che si espone anche in altre gallerie più sicure di quella che il collettivo ha scelto.
La cosa più interessante credo sia stata il vernissage silenzioso alle 4 del mattino, a cui ho ovviamente partecipato e che mi ha rovinato il giorno dopo, perché non solo il luogo era quel che era, la mostra era quel che era, l’orario era quel che era e il vino era quel che era, ma non c’era niente da mangiare, cosa di cui sono inorridito e che mi fa svalutare immediatamente l’artista, però si trovava parcheggio.
Il vernissage, una delle cose più banali e scontate del mondo e nel frattempo una delle cose più sopravvalutate a livello culturale e di status, per dei cartelli attaccati in un luogo pubblico con dello scotch di carta è di una finezza insuperabile.
Chiunque non sia stato presente non può che aspettare il prossimo con una certa ansia.